Sono qui esposte due tra le più due celebri tele di Francesco Guardi raffiguranti il Parlatorio delle monache di San Zaccaria e il Ridotto di palazzo Dandolo a San Moisè. Si tratta di opere compiute nei primi anni di attività quando Guardi si ispira alla pittura di costume di Pietro Longhi. Sono dipinti da antologia, che ‘fanno letteratura’. Vi ritroviamo tutti gli elementi familiari dell’atmosfera del Settecento veneziano: la maschera, la coppia di amanti, la vita spensierata, l’atmosfera mondana e galante che ravviva addirittura la vita del convento. Il Parlatorio mostra la sala delle visite del monastero di San Zaccaria, uno dei più importanti a Venezia, dove venivano monacate le discendenti delle più nobili famiglie veneziane: qui parenti e amici potevano avere colloqui con le religiose e nell’occasione di questi incontri venivano anche organizzate recite di burattini per i piccoli ospiti. Il Ridotto descrive, invece, la sala grande della casa da gioco di palazzo Dandolo a San Moisè, gestita direttamente dallo Stato. Restava aperto nei mesi dell’interminabile carnevale veneziano, che andava dal 26 dicembre al giorno delle Ceneri. Quanti vi si recavano erano tenuti a portare la maschera con l’eccezione dei nobili che tenevano i banchi da gioco, scelti tra quelli appartenenti alle famiglie meno abbienti, i cosiddetti Barnabotti. Frequentato da mezzani, prostitute ed usurai, fu chiuso per ragioni di ordine pubblico nel 1774. Il dipinto di Francesco è senz’altro la più suggestiva rappresentazione di questo spazio, tappa obbligata di tutti i viaggiatori che soggiornavano in città.
A soffitto, è stato collocato un affresco strappato da una sala di palazzo Nani a Cannaregio, raffigurante la Concordia coniugale incoronata dalla Virtù alla presenza della Giustizia, della Prudenza, della Temperanza, della Fama, dell’Abbondanza, opera di Costantino Cedini un tardo allievo di Giambattista Tiepolo. La cornice decorativa che circonda la scena centrale è invece precedente di quasi un secolo ed è opera del quadraturista Antonio Felice Ferrari.
Di notevole qualità sono i mobili in lacca verde-gialla con decorazioni floreali provenienti da palazzo Calbo Crotta agli Scalzi. Tra di essi si segnalano in particolare il grande cassettone di linea ricurva con ripiano in marmo, sormontato dall’imponente e al contempo snella specchiera con il bellissimo cimiero dorato e i due comodini gemelli di eguale linea rocaille, che si ripete anche nelle eleganti poltrone con braccioli (la foderatura è moderna). Risale allo stesso periodo anche la cornice premi-stoffa che contorna la tappezzeria posta a rivestimento delle pareti.