Ca' Rezzonico

Ca' Rezzonico

Primo piano

Sala del Tiepolo

In questo ambiente si può ammirare un altro soffitto di Giambattista Tiepolo: la tela raffigurante la Nobiltà e la Virtù che abbattono l’Ignoranza. Contrariamente agli affreschi delle altre sale del primo piano nobile, l’opera non è originaria del palazzo, ma fu eseguita tra il 1744 e il 1745 su commissione di Pietro Barbarigo per il suo palazzo a Santa Maria del Giglio.

Alienata in seguito dagli eredi, fu acquistata nel 1934 dal Comune di Venezia. Tiepolo riprende in quest’opera un tema allegorico più volte trattato per i suoi nobili committenti, aggiungendo in quest’occasione la figura dell’elegantissimo paggio che regge lo strascico della Nobiltà, forse il ritratto del figlio Giuseppe Maria. Le splendenti figure delle allegorie si stagliano contro un cielo dalla luminosità cristallina. L’intero dipinto si mantiene su accordi chiari dalle sfumature grigio-argentee su cui stacca l’arancio cangiante della Virtù. Anche in questo caso il Tiepolo si è ispirato all’arte di Paolo Veronese, interpretata con pungente sensualità mediante una stesura cromatica libera e corsiva.

Fra i dipinti esposti nella sala va segnalato sulla parete a sinistra dell’ingresso, in posizione sopraelevata rispetto agli altri, il Ritratto dell’architetto Bartolomeo Ferracina eseguito da Alessandro Longhi, figlio di Pietro nonché affermato ritrattista veneziano del secondo Settecento.

Compongono l’arredo della sala alcuni mobili di diversa provenienza e di altissimo pregio artistico: l’imponente bureau-trumeau in radica di noce databile alla metà del Settecento, che, per dimensioni, qualità di lavorazione e stato di conservazione, si qualifica come esemplare unico nel suo genere. Di particolare rilievo è anche il grande tavolo da gioco a otto gambe con il piano ricoperto da panno verde, posto al centro della sala: ottimo esempio di mobile barocco veneziano, risale probabilmente ai primi anni del Settecento come suggeriscono le forme massicce e monumentali e le terminazioni a zampa leonina delle gambe. Le otto poltrone scolpite in bosso, già di proprietà della famiglia Correr, sono da assegnare alla bottega di Andrea Brustolon.