Nel terzo piano è esposta la farmacia «ai Do San Marchi», che si trovava in campo San Stin a Venezia all’angolo con calle Donà. Abbiamo notizie della sua esistenza fin dalla seconda metà del Seicento: sappiamo infatti che nel 1679 ne era proprietario Orazio Moscatello. Verso la metà del Settecento risulta essere proprietà di Bernardo Saletti al quale si deve il completo rinnovo dell’arredo dei locali. Risalgono infatti a quest’epoca il mobilio, la maggior parte dei vasi di maiolica e gli oggetti in finissimo vetro di Murano che ora si trovano a Ca’ Rezzonico. Nel 1908 la vedova dell’ultimo proprietario, Anna Mazzoni Costa, decise di venderne l’arredo, che venne acquistato dall’antiquario parigino Raoul Heilbronneur; il quale, impossibilitato a trasferire in Francia il complesso, preferì donarlo – su suggerimento dello scultore veneziano Antonio Dal Zotto – ai Musei Civici Veneziani.
La farmacia si compone di tre ambienti, tra loro comunicanti. Il primo, la bottega vera e propria, è allestito con un elegante mobilio in radica di noce scura e ha sugli scaffali vasi in maiolica decorata, destinati a contenere le spezie e i materiali necessari alla confezione dei medicamenti, opera della manifattura veneziana dei Cozzi. I due vasi biansati più grandi, collocati simmetricamente agli angoli della parete di fondo, recano l’insegna della farmacia: due leoni affrontati che reggono il vangelo aperto, simbolo del protettore di Venezia, l’evangelista Marco. Notevole anche l’elegante scrivania di raffinata linea bombata. Il secondo ambiente è occupato dal laboratorio, con il caminetto e il fornello, oltre agli alambicchi dalle forme più disparate, in sottilissimo vetro, usciti dalle fornaci muranesi.
Il terzo ambiente, infine, è quello del retro-farmacia. Qui le pareti sono completamente ricoperte da una boiserie in legno d’abete dipinto, arricchita di capitelli intagliati ed elementi decorativi rococò.
Posti sugli scaffali vi sono altri vasi di maiolica bianca decorati a motivi blu – evidentemente parte dell’arredo della farmacia precedente alle innovazioni apportate da Saletti – e ulteriori vasetti in vetro di Murano. Interessanti anche i due grandi mortai, usati per polverizzare le materie prime.