Gli affreschi di questa stanza, come quello della sala precedente, furono coperti di intonaco nel corso dell’Ottocento e ritrovati durante un restauro di Palazzo Bragadin Dabalà nel 1936.
Strappati dalla loro collocazione originale, furono trasferiti a Ca’ Rezzonico nello stesso anno. Sulla parete d’ingresso troviamo Venere e Amore raffigurati davanti alla fucina di Vulcano, mentre Apollo compare sulla parete davanti al caminetto: è incoronato di alloro e un putto gli porge la faretra. Minerva, nella parete successiva, è seduta tra le nubi con l’elmo e la lancia. Per quanto in precario stato di conservazione queste opere – le uniche eseguite ad affresco da Antonio Guardi oggi note – mostrano ancora con tutta evidenza l’estro decorativo del maestro, reso festoso e leggero dall’uso di colori morbidi, quasi a pastello e dalla caratteristica grafia pittorica rapida e allusiva.
Lo splendido busto in marmo raffigurante la dama velata è invece opera dello scultore veneto Antonio Corradini e raffigura probabilmente l’Allegoria della Purità. Corradini fu uno dei più apprezzati scultori del Settecento che non a caso, oltre a fornire i progetti per la decorazione dell’ultimo Bucintoro, lavorò per molte corti europee e italiane. Finì la sua vita a Napoli dove si era recato per decorare la celebre Cappella Sansevero su commissione dell’estroso principe alchimista Raimondo di Sangro. Il motivo del volto ricoperto da un drappo bagnato fu impiegato frequentemente da questo scultore, noto già presso i contemporanei per il suo straordinario virtuosismo tecnico. La lieve trasparenza del velo invece di nascondere la figura ne accentua la sensualità, conferendole una nota di intrigante mistero.
Le poltrone con braccioli, schienale e gambe ricurve e due piccoli cassettoni da corredo di elegante linea bombata, in lacca a fondo verde con decorazione a fiori policromi, sono databili attorno al 1770.