Ca’ Rezzonico custodisce una straordinaria raccolta di bozzetti scultorei, la cui provenienza è importante quanto il valore in sé dei vari esemplari. Non si tratta infatti di opere riunite solo successivamente da un collezionista oppure arrivate in momenti diversi attraverso i fortuiti canali del mercato antiquario, ma dell’intero ‘fondo di bottega’ dello scultore Giovanni Maria Morlaiter (Venezia, 1699-1781), una delle personalità di spicco dell’ambiente artistico veneziano del Settecento. Il nucleo, rimasto intatto dopo la morte dello scultore, fu venduto in blocco dagli eredi al patrizio Marcantonio Michiel, per poi passare attraverso via ereditaria alla collezione Donà delle Rose, dove fu acquistato dal comune di Venezia nel 1935.
Si tratta di un centinaio di pezzi in terracruda e terracotta che, proprio per il loro carattere unitario e omogeneo, offrono l’opportunità di entrare nell’atelier di uno scultore del Settecento e seguirne, passo dopo passo, il percorso creativo, ossia il momento in cui l’artista modella la creta per dar forma ai primi pensieri che saranno poi trasposti nell’opera finita. Accanto a questi studi preparatori, eseguiti di getto con rapidi colpi della stecca, si conservano modelli veri e propri, rifiniti sino al dettaglio, presentati dall’artista ai suoi committenti per l’approvazione finale del lavoro.
A lungo conservati nei depositi, ne sono stati selezionati trentadue, i più importanti e quelli meglio conservati, oggi presentati al pubblico nella Biblioteca al primo piano di Ca’ Rezzonico. In questa selezione è possibile ritrovare tutte le casistiche che uno scultore di successo si sarebbe trovato ad affrontare durante tutta la sua carriera. Si tratta di un campionario unico per la sua varietà: bozzetti preparatori per opere da porre sugli altari delle chiese, ma anche figure allegoriche per statue da giardino, ritratti e modelli per segnali processionali. Non manca uno studio elaborato per un rilievo d’altare completo, mentre erano forse destinati ad essere tradotti in porcellana alcuni deliziosi putti in terracruda. Uno straordinario mascherone raffigurante un uomo barbuto è invece il modelletto per la chiave d’arco visibile nel portelo terreno di Ca’ Rezzonico, vicino alla porta d’acqua. Ha quasi del miracoloso trovarsi di fronte a oggetti di semplice argilla seccata ancora intatti nonostante la loro estrema fragilità.
Gli esemplari qui esposti rivelano al pubblico un protagonista della scultura rococò che più di altri seppe tradurre in forma tridimensionale i vibranti effetti luministici della pittura contemporanea, tanto da essere spesso paragonato per la freschezza esecutiva delle sue opere a Sebastiano Ricci di cui, peraltro, fu intimo amico. Complice la duttilità del materiale, la mano di Morlaiter si esalta nel trattamento mosso, fremente delle superfici che, soprattutto nei rilievi, infondono un vorticoso movimento alle figure.
Nella bottega erano presenti anche modelli di altri scultori. È il caso dei quattro busti e della coppia di cherubini eseguiti di Enrico Marengo, di cui Morlaiter fu allievo. A Giusto le Court, il cosiddetto Bernini adriatico, colui che introdusse in laguna le forme del barocco romano, appartengono invece due rari modelli (se ne conoscono quattro in tutto) raffiguranti una Cerere per una statua da giardino e un Angelo preparatorio per l’altare della chiesa di Santa Maria della Salute.