Nel corso della sua lunghissima e fortunata carriera, Canaletto (1697-1768) incrocia più volte il mondo dell’incisione; anzi il celebre vedutista veneziano – e soprattutto, con lui, il suo protettore, il mercante inglese e poi console di Sua Maestà presso la Repubblica Serenissima Joseph Smith – è uno dei primi pittori del Settecento a rendersi conto del ruolo “promozionale” della riproduzione incisoria delle sue vedute. Dopo le serie riportate su rame da Antonio Visentini e pubblicate da Pasquali nel ’35 e nel ’42 e le acqueforti incise dalla sua stessa mano entro il ’46, egli riceve nel ’66 l’incarico di eseguire una serie di dodici disegni delle feste che si svolgevano a Venezia alla presenza del doge. Committente è Lodovico Furlanetto, importante mercante di stampe, con lo scopo di farli incidere all’acquaforte e al bulino da uno dei più affermati professionisti del tempo, il bellunese Giambattista Brustolon (1712-1796). I fogli di Canaletto, eseguiti a penna e inchiostro bruno con acquerello grigio, di squisita qualità, descrivono con minuziosa attenzione ogni particolare: dagli edifici agli arredi, dalle imbarcazioni agli abiti, agli scenografici contesti; Brustolon trasferisce su rame con straordinaria perizia e fedeltà le magnifiche invenzioni e le perfette prospettive del maestro veneziano: la serie ha dunque un notevolissimo successo come dimostrano non solo le molte ristampe, ma anche i numerosi dipinti, opera di diversi autori, da essa direttamente derivati: sono assai noti, ad esempio, quelli di Francesco Guardi, in gran parte ora conservati al Louvre. A Venezia due dipinti del tardo Settecento, derivati dalle incisioni, sono conservati al Correr, mentre alla fondazione Querini Stampalia se ne conservano copie realizzate da Gabriel Bella (1730 –1799), entro il 1792.