Il restauro del “Teatro delle Feste” di Mariano Fortuny
Il grande modello teatrale realizzato da Mariano Fortuny y Madrazo, come egli stesso afferma in un suo manoscritto nel 1912, fu concepito a Parigi con il poeta Gabriele D’Annunzio, che lo battezzò Teatro delle Feste, e l’architetto Lucien Hesse.
Il teatro doveva sorgere a l’Esplanade des Invalides con i capitali di due dei più noti e ricchi nomi di Francia: il barone Maurice de Rotschild e il senatore Deutche de la Meurthe, a cui si era aggiunto l’impresario José Schurmann. Consisteva in una scena e una sala coperta da una sola ed enorme cupola in tela, creando così l’impressione di trovarsi all’aperto, come in un teatro greco. La sala presentava inoltre una fortissima similitudine con la struttura del teatro antico, affine ai trattati architettonici di Vitruvio, e ciò lo si può notare in particolare nel portico ad archi che sovrasta la cavea.
L’amicizia tra Fortuny e D’Annunzio risaliva ad antica data. Nel settembre del 1901 si recarono a Vicenza presso il Teatro Olimpico per un sopralluogo di tipo tecnico: verificare l’adattabilità di questo teatro alla rappresentazione di tragedie senza scena fissa. Il progetto messo a punto da Fortuny per l’Olimpico non ebbe seguito, ma gli studi furono basilari per la nuova proposta del 1912 per la quale D’Annunzio si propose di costituire una società chiamata “Société civile d’études pour l’application du dispositif théâtrale Fortuny dit Théâtre de Fêtes” con lo scopo di creare un teatro di massa. Anche questo progetto non giunse mai a compimento perché al momento della firma di costituzione della società il poeta aveva abbandonato Parigi per rifugiarsi ad Arcachon. Ripresa l’idea del Teatro delle Feste nel 1929, Fortuny ne propose la costruzione a Barcellona, sulla collina del Montjuich, ma anche questa realizzazione non vide la luce.
L’intervento di restauro sul modello del Teatro delle Feste ha come finalità conservativa quella di operare con tempestività per fermare i processi di degrado. Con le fasi di pulitura saranno recuperate le tonalità delle originali superfici, attualmente coperte da polveri che in alcuni casi risultano fortemente adese alle superfici. L’integrazione delle parti mancanti, molte delle quali hanno anche un carattere strutturale, potrà migliorare la stabilità delle parti in gesso più pesanti. Una particolare attenzione dovrà essere posta nel valutare un’eventuale velatura ad acquerello della parte esterna, fortemente sbiancata in un precedente restauro. Un intervento particolarmente delicato e difficoltoso sarà quello da eseguire nel velario in seta, in cattivo stato di conservazione. È previsto inoltre un accurato studio dell’impianto di illuminazione volto a un eventuale ripristino del suo funzionamento.
Dopo il restauro il modello sarà esposto a Palazzo Fortuny, nell’atelier di Mariano