La predicazione di San Giovanni Battista
Inv. 6555
Matita nera, penna inchiostro bruno, pennello inchiostro rossiccio, biacca; 488 x 352 mm
Sulle rive del Giordano, nei pressi di Gerusalemme, Giovanni Battista predica alle folle; ascoltano il suo verbo uomini giovani e anziani appartenenti a diverse classi sociali, donne con i loro bambini tra le braccia e anche un soldato romano, a cavallo, a sottolineare l’universalità del suo profetico messaggio.
3.2. La decollazione di San Giovanni Battista
Inv. 6556
Matita nera, penna inchiostro bruno, pennello inchiostri bruno e seppia, biacca; 475 x 350 mm
Nel corso delle sue predicazioni, Giovanni Battista aveva accusato il re Erode Antipa di essere l’amante della cognata, Erodiade, ed era stato per questo gettato in carcere. Per vendicarsi Erodiade convince la giovane e bellissima figlia Salomè a danzare per il re, strappandogli così la promessa di un regalo e Salomè, spinta dalla madre, pretende che le venga portata la testa del Battista su un piatto. Fontebasso mostra il momento finale della vicenda: il carnefice ha appena tagliato la testa a Giovanni e sta per deporla sul piatto, retto da un servo; alle sua spalle a sinistra, la stessa Salomè, accompagnata dalla madre, assiste al compiersi della sua volontà.
3.3. La conversione di San Paolo
Inv. 6558
Matita nera, penna inchiostro bruno, pennello inchiostro rossiccio, biacca; 488 x 364 mm
Inizialmente Paolo – un giudeo il cui vero nome era Saul – prese parte attiva alla persecuzione dei primi cristiani; ma un giorno, mentre si trovava in viaggio verso Damasco allo scopo di arrestare alcuni cristiani, ebbe una abbagliante visione divina che lo spinse a convertirsi al cristianesimo e verso il martirio, avvenuto a Roma durante il regno di Nerone. Tradizionalmente Paolo viene rappresentato mentre cade da cavallo, folgorato dall’apparizione di Cristo; nel disegno di Fontebasso gli appare invece il Padre Eterno, che scende dal cielo sorretto da alcuni cherubini alati, in un alone di luce sfolgorante.
3.4. Il martirio di Sant’Andrea
Inv. 6559
Matita nera, penna e pennello inchiostro bruno, biacca; 474 x 345 mm
Andrea era un pescatore, discepolo di Giovanni Battista e fu uno dei primi quattro apostoli di Cristo. Condannato a morte per crocifissione dai romani, chiese di essere issato su una croce diversa da quella di Cristo, ritenendosi indegno di subire lo stesso martirio del Redentore; fu allora costruita la croce a forma di X – detta appunto croce di Sant’Andrea – destinata a diventare l’attributo iconografico ricorrente del santo. Andrea è colto qui in ginocchio davanti all’apparizione dei cherubini che gli recano dal cielo la corona e la palma simbolo del martirio; a destra il carnefice sta costruendo la croce, mentre a sinistra i dignitari della corte e i soldati attendono il momento dell’esecuzione.
3.5. La comunione di San Gerolamo
Inv. 6560
Matita nera, penna e pennello inchiostro bruno, biacca; 474 x 345 mm
Il disegno rappresenta il,momento in cui l’ormai vecchio Santo riceve la sua ultima Comunione, che gli viene portata dal cielo dagli angeli,, mentre è steso sul misero stuoino con accanto il cappello cardinalizio, contornato dai suoi libri, sopra cui è appoggiato il teschio simbolo della Vanità. Gli è vicino il leone che egli stesso guarì e che rimase suo fedele compagno fino alla morte.
3.6. La morte di San Gerolamo
Inv. 6561
Matita nera, penna inchiostro bruno, pennello inchiostro seppia, biacca; 480 x 352 mm
Secondo la tradizione, San Gerolamo morì a quasi ottant’anni d’età in un monastero vicino a Betlemme e il suo corpo venne sepolto nella chiesa della Natività. In questo elaborato disegno, invece, Fontebasso colloca il moribondo in una radura isolata, ove scendono dal cielo molti angeli per assisterlo nel trapasso. E’ possibile dunque che il pittore abbia messo assieme due diversi momenti della biografia di Gerolamo, quello che lo vede eremita nel deserto della Calcide per cinque anni (353 – 358) e quello della morte, avvenuta verso il 420.
3.7. La morte di Maria Maddalena
Inv. 6562
Matita nera, penna e pennello inchiostro bruno, biacca; 480 x 350 mm
Dopo la crocifissione e la resurrezione di Cristo, Maria Maddalena si ritirò a vivere in meditazione in un eremo nel deserto, dove sopravvisse in assoluta solitudine per trent’anni senza cibo e senza vesti. Nel disegno, Fontebasso inscena il momento della sua morte, avendo cura di porre accanto a lei in bella evidenza i suoi attributi iconografici tradizionali, il crocifisso, il teschio, il libro e soprattutto il prezioso vasetto che conteneva gli unguenti con cui aveva profumato i piedi di Cristo, bagnati dalle sue stesse lacrime, dopo averli asciugati con i lunghi capelli. Due piccoli angeli alati piangono la sua morte, mentre in alto appare un’orchestra angelica che l’accompagnerà al cielo.
3.8. Il martirio di Santa Giustina
Inv. n. 6563
Matita nera, penna inchiostro bruno, pennello inchiostro seppia, biacca; 493 x 467 mm
Secondo la tradizione, Giustina, giovane vergine padovana, venne martirizzata durante le persecuzioni ai Cristiani volute dall’imperatore Massimiano. Fontebasso immagina la scena alle porte di una città monumentale, ai piedi di una statua di Diana, ove la santa , in ginocchio, è uccisa con una pugnalata al petto, mentre volge lo sguardo all’angelo le porta la corona e la palma simbolo del martirio.
3.9. La morte di San Romualdo
Inv. 6564
Matita nera, penna inchiostro bruno, pennello inchiostri rossiccio e seppia, biacca, 480 x 354 mm
Un vecchio frate, col Crocifisso stretto al petto, probabilmente San Romualdo, esala l’ ultimo respiro contornato da quattro anziani confratelli, uno dei quali si china devotamente a baciargli il piede, come segno di grande rispetto. In alto appare uno statuario angelo che indica col gesto della mano la via del cielo.
3.10. La decollazione di un Santo
Inv. 6565
Matita nera, penna inchiostro bruno, pennello inchiostro rossiccio, biacca; 490 x 353 mm
Non risulta sicuramente facile individuare il giovane santo che, nel disegno, viene decapitato davanti alla statua di Giove, alla presenza di alcuni soldati e dignitari di corte. Si tratta probabilmente di uno dei numerosi santi guerrieri (a terra, davanti a lui, appaiono le sue armi e il suo mantello) che, secondo la tradizione, si convertirono e rimasero fedeli a Cristo anche di fronte alla minaccia del martirio, come Giorgio, Sebastiano e tanti altri.
3.11. Il funerale di un Santo
Inv. 6566
Matita nera, penna inchiostro bruno, pennello inchiostro seppia, biacca; 480 x 350 mm
E’ l’unico dei disegni che compongono l’album Cini che pare avere una ambientazione moderna: all’interno di una grandiosa chiesa caratterizzata da ampie arcate e volte maestose, si svolgono i funerali di una personalità, alla presenza di una grande folla di prelati e di fedeli, vestiti in abiti in uso anche nel Settecento. Chi sia il defunto, deposto sul feretro che viene portato in fastosa processione all’interno della chiesa, accompagnato da due grandi angeli alati, non è facile dire;. Solo in via d’ipotesi si può pensare a San Lorenzo Giustiniani, primo patriarca di Venezia, morto l’8 gennaio del 1456 (more veneto 1455), già in odore di santità.