MUVE Contemporaneo
FLAVIO FAVELLI
Il bello inverso
Dal 9 maggio al 15 settembre 2019
Venezia, Ca’ Rezzonico – Museo del Settecento Veneziano
Mostra a cura di Gabriella Belli
Ca’ Rezzonico segna la sua partecipazione al progetto MUVE Contemporaneo ospitando lungo il percorso delle sue grandi sale monumentali una mostra site-specific di Flavio Favelli.
Quindici opere inedite formano l’intervento a Ca’ Rezzonico di Flavio Favelli. Il bello inverso, “cioè a rovescio, opposto”, spiega l’artista, racconta di “una bellezza pensata che è il mio immaginario, qualcosa che non è semplice da esporre in un luogo e in una città che è l’Arte per antonomasia”.
“Venezia è sempre stata una tappa della mia vita; fin da bambino ci andavo perché, come diceva mia madre, “bisogna conoscere l’Italia”. E’ difficile esporre in luoghi così connotati: si cerca sempre il dialogo, si spera che l’artista di oggi, che per sua natura è considerato “leggero” rispetto all’arte del passato, renda un omaggio alla nostra Arte & Storia vista come una specie di ideale a cui guardare”.
Le pedane di legno che per mesi sono state calpestate dai passanti che hanno attraversato il ponte dell’Accademia, rivestito per un restauro terminato alla fine dello scorso anno, con i segni dell’usura da calpestio e delle vernici del lavoro. Una stella rossa di pubblicitaria memoria, i lightbox con i loghi e nomi (Generali, Lacoste, Coca-Cola) e i marchi cancellati dalla pittura, la reinterpretazione di una vecchia etichetta del famoso aperitivo veneziano Select che si fa stendardo. Grate di ferro in forma di traliccio, motivi mimetici di navi da guerra, specchi graffiati, mobili ricomposti e vassoi silver plated. Il denominatore comune di queste opere è la sovrapposizione di immagini, trame e materiali. La forma è l’assemblaggio, la combinazione di forme e oggetti e significati, la composizione, il collage e infine la pittura. Il tema centrale è quello del segno-scritta-logo alterato e sofisticato per un’immagine differente che sposta e adultera il senso originale e porta a una nuova complessità formale e di concetto.
E ancora costruzioni, tralicci, mobili e tabelle di latta, insegne, statue “astratte” e lightbox. Come nota l’artista, nel Museo del Settecento Veneziano “non ci sono pareti da bucare”: l’intervento è perciò site-specific nel senso più pratico, con opere tridimensionali.
Flavio Favelli non guarda solo alla storia dell’arte. Nella sua opera entrano la storia del costume, degli oggetti d’uso, della comunicazione, e della pubblicità “che in Italia ha influenzato la nostra storia più di quanto pensiamo”, e c’è la stessa biografia dell’artista, anche nella sua storia personale quei materiali e quegli immaginari si sono depositati.