Ca' Rezzonico

Ca' Rezzonico

Primo piano

Portego

Nella tradizionale struttura del palazzo veneziano il portego, o salone passante, era l’ambiente più ampio dell’edificio, destinato a svolgere il ruolo di sala di rappresentanza. Nel progetto di Longhena poi rimaneggiato da Massari questa destinazione d’uso è ormai svolta dal vero e proprio salone, una tipologia d’ambiente importata a Venezia dall’architettura romana. Il portego diviene quindi un semplice punto di raccordo che mette in comunicazione le stanze e le scale che conducono agli altri piani. Un tempo decorato da quattro teleri del pittore Luca Giordano, poi venduti nel corso dell’Ottocento, questo spazio presenta oggi busti marmorei settecenteschi entro nicchie oppure posti su mensole. Essi raffigurano ritratti e figure allegoriche, mentre le pareti sono ricoperte di marmorino rosa. Divani di raffinato gusto rocaille, trespoli in noce intagliati e un’elegante portantina dorata, completano l’arredo.

Fra le sculture ornamentali è degno di nota il busto raffigurante l’Invidia, collocato a destra della portantina, opera di Giusto Le Court. L’autore ha visualizzato con crudo ed efficace naturalismo l’allegoria descritta da Cesare Ripa nella sua Iconologia come una “vecchia, brutta, e pallida, il corpo sia asciutto, con gli occhi biechi sarà scapigliata, e fra i capelli vi saranno mescolate alcuni Serpi”. Ben diversa è invece la carnale e languida Lucrezia, eseguita da Filippo Parodi, scultore genovese attivo anche a Venezia, visibile sulla stessa parete in fondo a sinistra.

Sulla parete ai lati del portale, quasi un arco di trionfo sormontato dallo stemma Rezzonico, si trovano due sculture di Alessandro Vittoria, in origine due telamoni che sorreggevano la cappa di un imponente camino del tardo Cinquecento.

I due grandi tavoli parietali addossati al muro presentano invece due sontuosi intarsi in pietre dure realizzati da Benedetto Corbarelli, membro di una famiglia fiorentina attiva nell’Italia del Nord durante il Seicento e il Settecento, specializzata nella realizzazione di questo genere di manufatti. I due tavoli, compiuti per il vescovo Francesco Pisani del ramo Moretta, presentano una ricca decorazione di girali floreali e rami intrecciati che circondano un medaglione centrale raffigurante in un caso Orfeo e nell’altro la Fenice. Fra i rami fanno capolino animali e uccelli variopinti, mentre negli angoli si riconoscono episodi tratti dalle favole di Esopo.